Santiago De Compostela -Racconto di un Viaggio da fare nella vita (I Parte)
8:58 PM
Se viaggiare con lo zaino
sulle spalle rappresenta di per sè un’esperienza ricca di riflessione e
essenzialità, affrontare un pellegrinaggio lungo un cammino antico nei secoli,
è un’esperienza che segna per sempre.
Il Cammino di Santiago
di Compostela, attraversa la Francia e la Spagna e deve il suo nome
“Compostela” a Campus Stellae, campo della stella, proprio proprio poiché si
narra che un eremita Pelagio, preavvertito da un angelo, vide delle strane luci
simili a stelle lungo il cammino, dove poi si scoprì una tomba, probabilmente
di epoca romana, che conteneva tre corpi, uno dei tre possedeva una
scritta:"Qui giace Jacobus, figlio di Zebedeo e Salomé". Ad oggi
infatti nella cattedrale si Santiago si riconosce proprio il corpo del Santo.
Ma oltre che un viaggio
“a piedi”, affrontare quelle strade e quei percorsi, rappresenta soprattutto un
cammino all’interno del sè, alla riscoperta dell’io attraverso le difficoltà.
Insidie e momenti gioiosi, ferite e pianti di felicità, montagne da scalare e prati assolati, si alterneranno proprio come lo scorrere della vita. Città, paesini e prati, ognuno con una storia diversa da raccontare, ognuno con un segno da lasciare nel cuore di pellegrino. Molti si mettono in cammino alla ricerca di risposte, ma ritornano ahimè ancora più ricchi di domande. Raccontare al ritorno le avventure del cammino diventa una riscoperta ancora più profonda di quei giorni, ancora più surreale…
Insidie e momenti gioiosi, ferite e pianti di felicità, montagne da scalare e prati assolati, si alterneranno proprio come lo scorrere della vita. Città, paesini e prati, ognuno con una storia diversa da raccontare, ognuno con un segno da lasciare nel cuore di pellegrino. Molti si mettono in cammino alla ricerca di risposte, ma ritornano ahimè ancora più ricchi di domande. Raccontare al ritorno le avventure del cammino diventa una riscoperta ancora più profonda di quei giorni, ancora più surreale…
“Partii così, un po’
per caso un po’ per voglia, lungo quello che sarebbe stato il viaggio che mi
avrebbe cambiata più profondamente. All’inizio, il treno per Roma, le coincidenze
aree, sembrava un viaggio come tanti, fino a quando ci ritrovammo alla stazione
di St Jean Pied De Port, appena scesi da un treno lento e rumoroso. Eravamo lì,
noi, le nostre tende, i nostri zaini e
il nostri risotti insaccati. Eravamo lì, alle porte della Spagna, al di
qua dei Pirenei. Momenti di riflessione, talvolta preghiere, erano stati propiziatori per quel viaggio, che a quanto
pare stava iniziando. Gli scarponi erano
ancora puliti, le magliette nello zaino ancora piegate e ordinate, il sudore
che presto avrebbe attraversato le nostre fronti, ancora all’interno delle
nostre bottigliette d’acqua. Partimmo. Un passo dopo l’altro avanzavamo
seguendo “la Conchiglia del Pellegrino”, e tra una chiacchera e una risata ,
giungemmo ai piedi della montagna, ignavi della salita che ci avrebbe atteso.
Tutt’un tratto le voci
si fecero più silenziose, i respiri più affannati, iniziavamo a concentrarci
sulla strada, guardando in terra. L’acqua iniziava a scarseggiare, e il pensiero
fisso era solo uno: non farcela. Presto
il cielo azzurro fece spazio a dei nuvoloni grigi che velocemente iniziarono a scendere, fino a
rendere la visibilità limitata a meno di qualche metro.
Paradiso? Inferno?
Eravamo totalmente immersi nel nulla, sopra sotto a destra, sinistra, nulla. Solo
nuvole, e noi ben impacchettati nei nostri k-way ci guardavamo buffi, sempre continuando
a camminare.
Attraversammo così il
cielo, giungendo inaspettatamente al confine, una fontana segnava il nostro
cammino: Santiago 756 km ,
sembrava quasi surreale eppure ce l’avremmo fatta.
Dopo un pranzo
veloce, alcuni più ricaricati, altri più
assonnati, ripartimmo, questa volta scendendo, verso la Penisola Iberica. Dopo
un’aspra discesa, giungemmo a Roncisvalle, un territorio tranquillo e
silenzioso, nel quale riposarsi e rifocillarsi dopo il lungo cammino. “Buen
Camino” dicevano alcuni pellegrini di passaggio, che ci sorpassavano già pronti
per la tappa successiva, noi stanchi e
ancora increduli della nostra impresa, sollevavamo il braccio in segno di
saluto, e loro con un sorriso di comprensione continuavano il loro cammino.
Dopo la prima tappa si
susseguirono la tranquilla Larrasoana, per poi giungere Pamplona, una città ricca di storia e turismo,
nella quale ci sentivamo pesci fuor d’acqua. Dopo Pamplona giungemmo a Logroño, per poi giungere finalmente a Burgos.
Infatti la tappa successiva, Burgos-Leon, la affrontammo in autobus dato che i
nostri giorni a disposizione per il cammino erano solo 14. Il pulman ci aveva
rigenerato, dormimmo quasi per tutto il tempo, ma non sapevamo ancora ciò che
ci aspettava. Scesi a Leon, ci incamminammo verso le successive tappe:
Ponferrada e Villafranca, mete suggestive quanto turistiche, ognuna però con un
angolo di strada grazie al quale riflettere e meditare. Il ritmo dei passi si
faceva sempre più definito e costante , e tra montagne, colline, ruscelli,
lontre, e fiori coloratissimi, tracciavamo la strada, battendo su quello stesso
sentiero tanto antico quanto moderno. Attraversavamo quello stesso sentiero nel
quale molti avevano riflettuto, avevano cambiato la loro vita, gente “normale”
che aveva abbandonato la quotidianità per rimanere da soli a pensare. Gente che è cambiata, che è stata il
cambiamento, gente che dopo il cammino ha realmente iniziato a “vivere”.
Momenti di allegria, momenti di riflessione,
c’era tempo per tutto, tranne che per fermarsi. Pellegrini di ogni genere, di
ogni età, provenienti da tutto il mondo affrontavano con noi il cammino, ci
capivamo in un linguaggio che era ormai universale, tutti verso una stessa meta,
tutti verso la cattedrale. Dopo una lunga e calda giornata di cammino,
giungemmo a O’Cebrerio, un piccolo paese di montagna a 1300 metri , fermo quasi
nel tempo, con un’atmosfera e un paesaggio degno di libro di storia medioevale.
Incontrammo per caso un
prete Don Jose, e dopo la messa in spagnolo che inspegabilmente capimmo
benissimo, ci accompagnò per tutto il pomeriggio e la serata, raccontandoci i
misteri del cammino, e insegnandoci una canzone che ancora oggi provoca in
tutti noi grande commozione e suggestione: “O’ Cebreiro, O’ Cebreiro de mi
corazon es Camino de Santiago!”. Ci addormentammo su queste note, pronti per
nuovi giorni di cammino. Giunse presto l’alba e dopo aver reimpacchettato zaini
e tende ripartimmo, ancora più grintosi e svelti, dopo aver visto che mancavano
solo… 150 chilometri ...
i nostri scarponi ce l’avrebbero fatta?”
Barbara Rotella
Per la seconda puntata potete cliccare qui!
4 commenti
deve essere una esperienza davvero importante... mi piacerebbe poterla fare, un giorno o l'altro.
ReplyDeleteBuon Anno !
great post! would you like to follow each other? let me know!
ReplyDeleteDev'essere stata una esperienza bellissima!
ReplyDeleteè uno dei miei sogni el camino de santiago...
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